Che ansia!

Quando il modo migliore per sconfiggere il nemico è… farselo amico.

Sembra diventata una costante delle nostre vite, l’ansia, sempre presente e ingombrante. Passiamo la maggior parte del nostro tempo a cercare di sconfiggerla e trovare soluzioni per allontanarla. L’ansia non nasce come qualcosa di negativo, come tutte le emozioni o sensazioni, ha evolutivamente un significato positivo che è legato all’istinto di sopravvivenza e autoconservazione. Eppure noi proprio non la vogliamo, facciamo di tutto per mandarla via, così lei si fa sentire in altre parti del corpo, in altre forme. E se invece ce la facessimo amica?

L’ansia, cosa è e a cosa serve

L’ansia è uno stato psichico, caratterizzato da preoccupazione e paura più o meno intense, generalmente legato ad eventi scatenanti e che può essere accompagnato da modificazioni psico-somatiche, come sudorazione, tachicardia, agitazione. Sono proprio queste modificazioni ad avere un valore positivo, poiché se contenute e non disfunzionali, servono a preparare la persona da un punto di vista psico-fisico, ad affrontare una certa situazione. Ad esempio immaginiamo di dover parlare in pubblico: è certamente una situazione che richiede concentrazione e impegno, è perciò importante che noi la percepiamo come tale. Se non provassimo alcuna preoccupazione, probabilmente non le daremmo importanza e finiremmo per deconcentrarci e non percepire il pericolo, che può essere quello di sbagliare, fare brutta figura, etc. Al contrario, se fossimo eccessivamente agitati, la nostra prestazione ne risulterebbe compromessa. Per questo è importante che l’ansia sia presente, ma non opprimente. Per la maggior parte delle persone sono proprio i sintomi fisici dell’ansia a rappresentare un problema, anche perché talmente aspecifici che a volte possono far pensare a tutto, o a niente. Comprendere l’entità dell’ansia e quindi la sua gravità è fondamentale in quanto pur avendo una sua utilità, a volte e in alcune persone, essa può diventare disfunzionale e tutti quei sintomi di cui sopra, anziché preparare il fisico e la mente a dare il meglio, generano un blocco. Così ci sentiamo pietrificati, terrorizzati, incapaci di agire. Ecco perché, quando ci rendiamo conto che la nostra ansia non è positiva, ma ci blocca, è opportuno contattare uno psicologo, col quale comprendere cause e rimedi delle nostre difficoltà, in un percorso personalizzato e calibrato per ognuno di noi.

Sentirsi schiacciati dall’ansia può essere un valido motivo per cercare aiuto da un professionista qualificato.

I pensieri ansiosi

Fondamentalmente l’ansia negativa è un modo di pensare, caratterizza un funzionamento psichico incentrato sul bisogno di controllare tutto. Può sembrare strano: le persone molto ansiose pretendono di controllare tutto, eppure hanno la sensazione di non riuscire a controllare nulla. I pensieri ansiosi, quelli di cui non riusciamo a liberarci e che non ci fanno dormire la notte, spesso sono un tentativo che mettiamo in atto per “tenere in ordine” qualcosa che sembra ci stia sfuggendo, di cui abbiamo paura, un modo come un altro che il nostro cervello mette in atto per timore di perdere il controllo. Così ciò che pensiamo viene distorto, ingigantito, fino a perdere talvolta contatto con la realtà, perché “se penso al peggio, posso controllarlo e magari non accade” mentre “se non ci penso, temo possa piombarmi addosso senza che io me lo aspetti“. Ecco che pensare diventa necessario. A volte l’ansia può essere apparentemente slegata da eventi scatenanti e presentarsi senza un reale motivo e nei casi più complessi questo tipo di pensieri prende la forma di ossessioni e compulsioni, ma qui ci limiteremo a parlare dell’ansia senza scendere nel particolare dei disturbi ansiosi più importanti.

Perché farsela amica?

Se i sintomi ansiosi rappresentano un problema, è del tutto naturale tentare di risolverli. Tuttavia la preoccupazione per questi sintomi non fa altro che generare… ansia! Ecco che può risultare fallimentare il tentativo individuale di “non pensare” o trovare delle soluzioni lampo e affrettate per sentirsi meglio, il cui unico scopo sarebbe quello di intervenire sul sintomo, ma non sulla natura del sintomo. Per fare un paragone, è come se ci fosse venuta la febbre come conseguenza di un’infezione e noi prendessimo solo un antipiretico: la febbre potrebbe scendere ma si ripresenterebbe, perché non abbiamo curato l’infezione che l’ha scatenata. Farsi amica l’ansia significa conoscerla, stare con lei, capire cosa la genera, cosa vuole comunicarci. Vuol dire, alle volte, mollare la presa su tutto ciò che cerchiamo di controllare e far andare come vogliamo noi, accettare che si può sbagliare e che anche se sbaglieremo l’errore può non essere irreparabile.

Vediamo un caso in cui i pensieri ansiosi prendono il sopravvento

Immaginiamo di dover sostenere un colloquio di lavoro l’indomani mattina. La sera prima è probabile che ci sentiremo agitati o comunque preoccupati per questo. Cerchiamo di metterci a letto ma non riusciamo a dormire.

Evento scatenante: colloquio (del giorno dopo, quindi NON è ancora accaduto)

Cosa potrebbe accadere?

  • Arrivare in ritardo. Per fortuna esistono i cellulari per avvisare ed evitare brutte figure, oltre al fatto che impostare la sveglia prima del solito ci eviterebbe di arrivare tardi. In ogni caso, ritardi per causa di forza maggiore capitano a tutti e, con le giuste motivazioni e scuse, sono generalmente tollerati.
  • Non sentire la sveglia. E’ improbabile, se non è mai accaduto. Se siete soliti non sentirla, potete impostare più sveglie al massimo del volume, o chiedere a chi vive con voi di svegliarvi.
  • Fare brutta figura. Premesso che non lo si può mai escludere, in generale a meno che non sappiate parlare italiano e non vi presentiate in costume da bagno, quale esattamente potrebbe essere una figura così brutta??
  • Sbagliare nel parlare. Anche se sbagliaste un congiuntivo per distrazione, basterebbe scusarsi e sfoderare un bel sorriso. A volte ci dobbiamo perdonare un po’. Perdonare noi stessi è il primo passo per farci perdonare più facilmente dagli altri.
  • Non essere assunti. Chiaramente è una possibilità, ma come tutte le altre non è ancora accaduta e questo proprio non può dipendere SOLO da noi, ma da tanti altri fattori che magari non conosciamo.

Certo è che la vita è così imprevedibile che di tutti gli scenari che ci possiamo immaginare, quello reale lo conosceremmo solo il giorno dopo. Questi sono, appunto, immaginari e non reali.

Esistono dei metodi per rilassarsi, come l’utilizzo di tisane e un bagno caldo, oppure dedicarsi ad attività che ci stanchino e ci distraggano, come ad esempio la lettura o la visione di un film. Tuttavia è importante, aldilà di questi rimedi, IMPARARE A CONVIVERE CON LE PREOCCUPAZIONI, che bene o male ci accompagneranno sempre, piuttosto che farci sommergere oppure scacciarle come mosche, poiché esse rimarrebbero ma noi non avremmo imparato a starci insieme.

L’obiettivo resta imparare a starci, nell’ansia.

L’ansia è sempre un vuoto che si genera tra il modo in cui le cose sono e il modo in cui pensiamo che dovrebbero essere; è qualcosa che si colloca tra il reale e l’irreale.
(Charlotte Joko Beck)