La responsabilità professionale nei momenti di emergenza

“Nessuno è immune alla paura, ma ne siamo tutti responsabili”

In un momento come quello che stiamo vivendo vi è la necessità di rivalutare e reinterpretare i ruoli delle diverse professionalità coinvolte nella gestione dell’emergenza e della crisi, oramai, mondiale.

Se esiste infatti una responsabilità personale, individuale e sociale, intorno alla quale ruota se vogliamo il decreto imposto in data 11 Marzo 2020, è vero anche che esiste una responsabilità professionale, che risponde a questioni etiche e deontologiche le quali a volte possono, apparentemente o meno, colludere con quelle personali.

Tutti coloro che in questi giorni difficili, quasi surreali, stanno lavorando in attività di ricerca, terapia, sostegno e prevenzione, con il fine di contrastare l’avanzare del COVID-19, hanno anche un’altra enorme responsabilità: quella di prevenire, contrastare e scongiurare il più possibile l’insorgenza di conseguenze psicologiche e comportamentali gravi. L’epidemia di massa ha il potere, potenzialmente, di slatentizzare patologie pregresse, quali ossessioni e compulsioni, panico, agiti auto ed etero aggressivi e tutte le problematiche legate ad una mancata gestione dell’ansia e della paura.

Come professionisti sanitari abbiamo un ruolo importante nella gestione, nel monitoraggio e nella verifica non solo delle informazioni che vengono diffuse, ma anche della modalità con le quali esse vengono comunicate. Noi psicologi siamo impegnati, in questo particolare momento, a prestare ancora più attenzione di quanto siamo già chiamati a fare, a cosa e come viene detto ai nostri pazienti. Siamo chiamati a tenere a mente la sottile differenza che intercorre tra l’informare e l’allarmare le persone. Questo perché una popolazione informata e che si percepisce protetta, è una popolazione maggiormente collaborativa e responsabile. Una popolazione allarmata e confusa da notizie spesso contraddittorie diventa un pericolo per se stessa e per gli altri.

La nostra responsabilità professionale, allora, sta nel comprendere i dati univoci e comunicarli con chiarezza, ma con empatia, ricordando che nessuno è immune alla paura, neanche noi che lavoriamo costantemente con le emozioni degli altri.

E la nostra paura è, adesso, anche una grande alleata, poiché ci permette di sintonizzarci gli uni con gli altri, prevedere e prevenire eventi incontrollati e incontrollabili. Ma è necessario riconoscerla e accettarla. Ecco allora che la nostra responsabilità professionale non può prescindere da quella personale: il riconoscimento del nostro limite umano ci mette nelle condizioni di comprendere e accettare il limite degli altri esseri umani.

Resta fondamentale filtrare le notizie effettivamente utili, certe, comprovate e trovare le migliori strategie e modalità per veicolarle alla popolazione. Resta fondamentale adattare il lavoro al nuovo decreto, rispettando le restrizioni imposte dal Governo e cercare quel delicato equilibrio che ci permetta di tutelare la salute psicologica dei nostri pazienti senza sacrificare quella fisica. In questo la tecnologia e la modalità di consulenza a distanza può tornarci utile. Teniamo a mente che la salute della collettività passa, ora più che mai, dalla salute del singolo cittadino.

Il rispetto per gli altri non può prescindere dal rispetto per se stessi.

Buon lavoro a tutti.