“Puoi dire tutto, se sai come dirlo”
Capita spesso di ritrovarsi in discussioni dalle quali non si riesce ad uscire, quelle in cui ognuno vuole (giustamente o no) avere ragione e per magia ci ritroviamo intrappolati in un tira e molla senza fine all’ultimo sangue. Nella maggior parte di questi casi, il motivo principale per cui questo accade, è la mancanza di assertività.
Ma cos’è l’assertività?
Ci riferiamo alla capacità di comunicare i propri bisogni, emozioni, sentimenti, nel pieno rispetto dell’altro e di noi stessi. Per capire meglio di cosa stiamo parlando, dobbiamo tornare un attimo indietro sui diversi stili comunicativi, ce ne sono tre, immaginiamoli lungo un continuum:

Vediamoli insieme:
Atteggiamento aggressivo: è caratterizzato da tendenza ad alzare la voce per far valere le proprie ragioni, monopolizzare la conversazione e scarsa attitudine all’ascolto. Chi ne fa uso, tende a sovrastare l’altro, non tenendo conto dei suoi bisogni, focalizzandosi solo sui propri.
Atteggiamento passivo: all’opposto del primo, caratterizza persone che hanno difficoltà a far valere e comunicare le proprie idee, reprimono i propri bisogni e il loro personale punto di vista, perché temono da un lato il giudizio altrui, dall’altro di non riuscire a gestire il carico emotivo di una conversazione. Appaiono mancanti di dinamismo e quasi mai prendono iniziativa in un dialogo.
Di solito questi due stili si auto alimentano quanto più hanno a che fare l’uno con l’altro, poiché l’aggressivo trova nel passivo modo di esprimersi e, viceversa, il passivo si chiuderà ancora di più di fronte all’aggressività.
Atteggiamento assertivo: riesce a comunicare ciò che pensa senza aver bisogno di aggredire l’altro e allo stesso tempo senza doversi nascondere. Rappresenta il successo comunicativo: riuscire a farsi valere (difendere i propri bisogni), senza aggredire l’altro (quindi rispettando i bisogni degli altri).
Imparare ad essere assertivi ha degli enormi vantaggi, non solo comunicativi, ma anche fisici. Le persone aggressive e passive, infatti, tendono a soffrire, a lungo andare, di problematiche cardiovascolari e psicosomatiche in genere, poiché sia alterarsi e alzare la voce, sia reprimere tutto ciò che sentiamo, ha delle ripercussioni negative sulla nostra salute, mentre chi è assertivo gode di una migliore qualità di vita.
Ma facciamo un esempio di frasi aggressive, passive e assertive. Mettiamo il caso che io voglia dire ad un amico, ritardatario di abitudine, che mi ha fatto attendere ad un appuntamento un’ora senza un apparente motivo, che questo suo comportamento mi da fastidio:
Frase aggressiva: “mi hai scocciato, fai sempre tardi, da oggi non esco più con te!”
Frase passiva: “non fa niente, figurati (con un principio di ulcera, perché abbiamo aspettato un’ora e non sappiamo nemmeno il perché)
Frase assertiva: “ho notato che fai spesso ritardo, è successo qualcosa? Se preferisci un orario più comodo puoi dirmelo la prossima volta, così riusciamo entrambi ad organizzarci la giornata”.
Nel primo caso abbiamo aggredito l’altro senza sapere nemmeno se avesse fatto tardi per un motivo specifico e abbiamo chiuso la comunicazione, non dandogli di fatto modo di intervenire né di scusarsi, qualora volesse. Questo comportamento può scatenare aggressività dall’altra parte oppure indurre scuse non sempre del tutto autentiche, perché generate dal voler risolvere la questione nell’immediato. Di fatto, pur avendo le nostre ragioni, abbiamo mancato anche noi di rispetto all’altro.
Nel secondo caso abbiamo represso il fastidio dell’aver atteso tanto, senza chiedere nemmeno per quale motivo e certamente mandiamo il messaggio che per noi non sia stato un problema, quando magari in quell’oretta avremmo potuto fare altro. Questo atteggiamento autorizza l’altro a presentarsi in ritardo la volta successiva e rischia di farci accumulare “il non detto” ed esplodere dopo 10 volte. In questo caso abbiamo mancato di rispetto verso noi stessi.
Nell’ultimo caso, invece, abbiamo comunicato che non ci ha fatto piacere attendere così tanto tempo, ma abbiamo lasciato aperta la conversazione dandogli comunque modo di spiegarsi, se lo vuole e, magari, di scusarsi in modo autentico, perché l’altro noterà che ci siamo infastiditi, ma non lo abbiamo aggredito. Questo atteggiamento porta rispetto a noi stessi e, poi, all’altra persona, oltre a spiazzare, il più delle volte, il nostro interlocutore, che a quel punto dovrà per forza darci delle spiegazioni e riflettere sul suo difetto.
Si può allenare l’assertività? Come?
Lo stile comunicativo di una persona dipende in gran parte dal modo in cui è stata trattata nella vita e, poi, dal modo in cui deciderà di essere trattata in futuro. Pertanto sì, l’assertività può essere allenata attraverso dei training specifici, sia in contesti scolastici, tramite giochi di ruolo in cui i bambini/ragazzi si sperimentano in diverse situazioni, con la supervisione di uno psicologo, oppure in incontri individuali o di gruppo tenuti da uno psicologo, ai quali possono partecipare persone di tutte le età.
Tutti noi, però, possiamo allenarla nel quotidiano, nel nostro piccolo e ci renderemo conto che quando ci mostriamo assertivi con gli altri, col tempo chi è aggressivo tende a calmarsi (perché non gli diamo modo di aggredirci), mentre chi è passivo tende ad aprirsi (perché gli diamo modo di essere ascoltato). In poche parole, l’assertività genera assertività!
E ricordate, come scriveva Paulo Coelho: “quando dici sì agli altri, assicurati di non dire no a te stesso”.